
Oggi e la prossima settimana forse vi annoierò, ma vorrei raccontarvi la storia (purtroppo tipicamente italiana) di una legge che non riesce a essere varata nonostante le affermazioni degli esponenti di tutti i partiti che a parole ne condividono gli scopi e la necessità. Data la complessità dell’argomento, per ragioni di spazio si rende necessario dividere in due parti la narrazione.
Ma cosa c’entrano i gioielli e le pietre preziose (argomenti di cui normalmente mi occupo) con la politica?
C’entrano eccome, ora vi spiego perché: il 26 maggio 2005, anche con il contributo del Cisgem (Centro servizi gemmologici che da oltre 50 anni si occupa di certificazione e analisi dei materiali preziosi) e di molte altre associazioni di categoria, viene presentata dall’ex onorevole Antonio Mazzocchi (allora Alleanza nazionale) una proposta di legge per normare e definire in termini precisi (secondo le normative gemmologiche internazionali) la descrizione da parte delle gioiellerie e dei commercianti di pietre preziose e dei beni posti in vendita.
Il 9 febbraio 2005 viene comunicata una proposta parallela da parte dell’ex onorevole Gianni Nieddu (allora Ulivo) per (cito testualmente) la «regolamentazione del mercato dei materiali gemmologici e norme a tutela dei consumatori».
Perché sostanzialmente di questo si tratta, di norme a tutela dei consumatori che quando acquistano un gioiello (a volte spendendo grosse cifre) non hanno la minima certezza di quello che stanno comprando.
Nella mia attività di perito della Camera di commercio e gioielliere ho assistito alle cose più assurde in merito alle «garanzie» rilasciate da molti operatori del settore. Andando di fiore in fiore, cito un caso veramente divertente, se non fosse che è collegato a un probabile disastro economico a carico dei poveri clienti. La storia è riferita a un solitario con un diamante di oltre 5 carati (pagato 200.000 euro), «anello in oro (senza indicare il titolo del metallo, nda) con diamante di 5,23 carati, di bel colore e puro». Ma cosa vuol dire «di bel colore»? La classificazione del colore dei diamanti è indicata con delle lettere (dalla D per i più incolori fino alla Z per i più paglierini). E poi cosa significa «puro»? Forse che è senza peccato? La classificazione della purezza prevede ben 11 categorie dall’If (Internally flawless, ovvero assenza di inclusioni) a I3, normalmente denominato Piquet (diamanti che presentano grosse inclusioni visibili a occhio nudo): potete ben immaginare quanto sia valida una simile garanzia.
Per oggi ci fermiamo qui e, come nelle migliori soap opera, il seguito alla prossima puntata.